Che collage sia, oramai, per metonimia, l'opera e non solo la tecnica, è cosa risaputa, ma facendo una riflessione passionale ed immediata sul lavoro che da anni impegna Elisa Pietrelli, si percepisce subito che non si tratta solamente di un incollaggio, o meglio di assemblaggi di schegge impazzite di decori, figure, colori, animali e cose, ma di una sapiente ricerca per un instabile equilibrio che fotografa la più diffusa verità contemporanea. Un mondo capovolto, affollato di memorie, frammenti, storie, fantasie, composte con quel gusto contemporaneo caro al Surreale o al Dada, shakerato con un succo Pop e aromatizzato dal Postmoderno. L'immancabile cannuccia rende questo colorato milkshake di piacevole degustazione, fresco, giovane, quasi il riflesso di un gusto che varca i confini di radice europea per andare a cercare, tra le animazioni giapponesi od orientali, le culture sudamericane o gli horror vacui delle pubblicità di qualche famosa catena americana, lo specchio delle sue brame. Certo che la tesi di laurea "Ritagliando il mondo, cento anni di collage", dove la Pietrelli revisiona la tecnica del collage dalle origini alla contemporaneità, redatta ai tempi della sua formazione, ha inciso decisamente sulle motivazioni del suo lavoro, che riparte con suggestioni e rimandi storici inequivocabili, ma che l'artista rimacina e riduce al moderno. Quindi, anche se il tributo ad Hannah Hoch, Richard Hamilton, Jiri Kolar, Rotella e Luzzati, fino a Enrico Baj, Peter Blake e Kehinde Wiley, è evidente, il lavoro della Pietrelli si distingue originale, dapprima per il variare dei supporti: dalla stoffa , alla tela, alla carta, alla tavola, e quindi, per l'uso disinvolto di incisioni, decori, acrilici, smalti e perline, che, con incredibile padronanza estetica e compositiva, prendono a braccetto, allegramente, ritagli di riviste, foto, immagini, cartine colorate. Spinti dal soffio di un sobrio ausilio del supporto digitale, nei fantastici teatrini di Elisa, un esercito di personaggi marcia imperturbabile verso nuove fiabe e nuovissime filastrocche, tutte da raccontare.
Carlo Pizzichini "Shake" 2020
Il recupero di una tecnica modernista come il collage all’interno di un immaginario neo-pop conferisce al lavoro di Elisa Pietrelli un’originalità affatto specifica. Il montaggio analogico di elementi organici e oggetti è sempre governato dalla volontà di ottenere forme animate che spaziano tra i due estremi del grottesco e dell’estetica cute. L’animazione, applicando per esempio un occhio a un oggetto, concerne spesso anche oggetti dotati di una morfologia elementare, come i cuoricini, conferendo a essi un effetto di vita minima alla quale fanno da sponda tematica gli inserti decorativi effimeri, quasi adesivi da cartoleria, di graziosità adolescenziale, le coccinelle, le fragole, i cuoricini stessi. Così il rapporto tra i personaggi più grandi e quelli più piccoli è simile a quello tra le persone e i gadget.
Giancarlo Carpi "222 ARTISTI EMERGENTI SU CUI INVESTIRE 2018 - Cesare Biasini Selvaggi"
Da vita con forbici, carta e colla a situazioni e personaggi che sembrerebbero essere appena usciti da una specie di frullatore impazzito. Se la felicità esiste ed è quella che arriva a metterti al tappeto, oggi, per me, è lei il motivo per essere felici.
Franco Profili da "Cittadella dell'Arte" 2016
C’è chi guarda il mondo di soppiatto da una serratura, chi si butta nella mischia, chi se ne sta in disparte evitando di farsi troppo notare e c’è chi, come in una moderna favola, se lo costruisce a tavolino, smussando un po’ qui e un po’ là. É la forza dell’arte e del pensiero della giovane Elisa Pietrelli, eternamente sospesa tra verità e immaginazione, tutta rapita dalla forza di una visione capace di raccontare vizi, virtù e capricci di un’umanità a volte profonda e a volte profondamente superficiale. “Datemi delle forbici e vi cambierò il mondo”, dice di sé l’artista. Ma ancora colla, pazienza e capacità di narrazione si aggiungono ad un processo complicato e molto introspettivo qual è quello della tecnica del collage. Il risultato di questo intenso lavorio è tutto in bilico tra la superficie dell’apparenza, come nella ricercata carta patinata di riviste glamour, e la capacità invece profonda di vivisezionare la realtà, riconducendola ad un personale, incantato, soave e surreale universo “Barocco, Rococò e Coccodè”.
Catia Monacelli da "Barocco, Rococò e Coccodè" 2015
Perturbante e venata di surreale ironia è l'arte di Elisa Pietrelli che si orienta verso gli esiti poetici di Francesco Vezzoli. Per la sua natura tecnica a tessere, al mosaico si riferiscono spesso i concetti di dettaglio e frammento, nozioni che talvolta non implicano solo la sintassi delle opere, ma anche la semantica. Soffermandosi sull'etimologia della parola dettaglio, "tagliare da", è evidente l'importanza data al gesto del tagliare e al suo risultato ove "solo l'intero e la sostanza dell'operazione permettono infatti la de-finizione del dettaglio, cioè il gesto di messa in rilievo motivata dall'elemento rispetto al tutto cui appartiene", ossia il dettaglio non è autonomo ed è in costante relazione percettiva con l'intero cui appartiene.
Claudia Collina da "Giovani Artisti e Mosaico" Somnia lucis 2015
Selezionare, tagliare, incollare. Questo in sintesi il collages. Un procedimento elevatosi a vera e propria tecnica artistica quando, all’inizio del novecento, correnti e movimenti d’avanguardia spinsero gli artisti ad una fervente ricerca e sperimentazione in grado di assecondare quel clima innovativo e di cambiamento che stava investendo l’Europa intera. Cubisti, dadaisti, futuristi, astrattisti, numerosi esponenti di questi movimenti e tendenze ne hanno lasciato testimonianze anche celebri (chi non conosce i papiers collés di Picasso) le quali, nel tempo, hanno influenzato molti altri fino ad arrivare ai nostri giorni dove artisti, come Elisa Pietrelli, ne danno una personale e contemporanea interpretazione. Una giovane artista che si fa forbice, seziona e frantuma la realtà in maniera ossessiva e selettiva per poi ricomporne una nuova, “altra”, in cui stralci di immagini presenti nella nostra quotidianità si assemblano, diventando esseri a loro volta espressione di un’estetica contrastante con quella del “bello” inteso in senso stereotipato. E così labbra enormi e sensuali si posano sul minuscolo volto di una modella ammiccante dal corpo improbabile, creando un essere che sembra estrapolato da un quadro Pop. Riviste e immagini vengono scelte accuratamente seguendo criteri come l’estetica, la potenza comunicativa o l’assurdità e solo dopo aver superato questa prima selezione i “pezzi” sono tagliati e ricomposti sul supporto che funge da sfondo, da surreale mondo in cui questi esseri compiono le proprie azioni e vivono. Forme apparentemente incoerenti diventano, quindi, nelle mani di Pietrelli, nuove vite, entità tra il mostruoso e l’ironico, con un proprio senso e significato. La stessa artista riconosce nel proprio fare artistico una pratica ludica, tanto da assimilarlo alla morra cinese! Un gioco reinterpretato nelle regole sostituendo la colla al sasso: la colla unisce la carta che a sua volta le forbici hanno tagliato. La spinta alla continua sperimentazione porta questa giovane collagista a cimentarsi nell’illustrazione di libri e alla realizzazione di bambole e “fiori che non sfioriranno mai” (come recita il titolo di cinque opere) con materiali eterogenei i quali trasportano l’opera dal supporto bidimensionale alla terza dimensione. In altri casi esplora, invece, quella virtuale realizzando video in cui i suoi esseri fantastici si animano in movenze goffe, rigide, ripetute ossessivamente, come se la naturalezza dei movimenti fosse costretta e impedita dalla disarmonia e dall’improbabilità anatomica caratteristica di tali corpi. Certamente l’aspetto bizzarro e giocoso dei collages di Pietrelli è implicito. Questi piccoli “mostri” catturano l’attenzione, incuriosiscono, ma c’è in essi, altrettanto forte, un qualcosa di grottesco, inquietante. Dopo tutto sono immagini di corpi umani frantumati in singole parti poi assemblate per creare un qualcosa di “diverso”, e come spesso accade il diverso genera timore, talvolta perfino paura. Queste creature abitano atmosfere incerte e poco rassicuranti al pari di quelle descritte nei romanzi gotici. Sensazioni che non possono non richiamare alla mente il mostro per eccellenza, quello generato ai primi dell’ottocento dalla fervida fantasia di Mary Shelley quando, una notte, per gioco, concepisce Frankenstein. Come quest’ultimo, anche le creature di Elisa Pietrelli sono esseri frammentati, con organi e arti trapiantati, sproporzionati, disarmonici, ricuciti tra loro senza tener conto dell’anatomia umana ma carichi di sentimenti contrastanti che comunicano e condividono attraverso i meccanismi del linguaggio visivo.
Giovanna Brenci da "Zig Zag Zac" Carta Forbici...e Colla 2014
E poi arriva la Forbice che dalle mani dipende nella sua pienezza, così si definisce Elisa Pietrelli, una forbice. Della scomposizione, del collage e dell’agglomerazione, questa giovane artista umbra, ne ha fatto la sua identità artistica, una sorta di ossessione, di pulsione che la spinge a tagliare, scomporre per poi ricucire, in un vortice chirurgico assolutamente vitale.
Elisa Polidori da "L'Artista e la Mano" 2014
Elisa Pietrelli recupera la tecnica del collage per elaborare chimere di vita quotidiana. Storie di personaggi immaginari che diventano improvvisamente veri. Improbabili nella realtà, perché autentici abitanti del mondo dei sogni.
Andrea Baffoni da "Diari di Sogni Perenni" 2014
Situazioni critiche calate in un'atmosfera claustrofobia e visionaria sono quelle rappresentate nei collages di Elisa Pietrelli, dove personaggi mostruosi e improbabili, costruiti con elementi incongrui, compiono azioni surreali guidate da meccanismi allucinati.
Angela Sanna da "Random/28" 2012
Carlo Pizzichini "Shake" 2020
Il recupero di una tecnica modernista come il collage all’interno di un immaginario neo-pop conferisce al lavoro di Elisa Pietrelli un’originalità affatto specifica. Il montaggio analogico di elementi organici e oggetti è sempre governato dalla volontà di ottenere forme animate che spaziano tra i due estremi del grottesco e dell’estetica cute. L’animazione, applicando per esempio un occhio a un oggetto, concerne spesso anche oggetti dotati di una morfologia elementare, come i cuoricini, conferendo a essi un effetto di vita minima alla quale fanno da sponda tematica gli inserti decorativi effimeri, quasi adesivi da cartoleria, di graziosità adolescenziale, le coccinelle, le fragole, i cuoricini stessi. Così il rapporto tra i personaggi più grandi e quelli più piccoli è simile a quello tra le persone e i gadget.
Giancarlo Carpi "222 ARTISTI EMERGENTI SU CUI INVESTIRE 2018 - Cesare Biasini Selvaggi"
Da vita con forbici, carta e colla a situazioni e personaggi che sembrerebbero essere appena usciti da una specie di frullatore impazzito. Se la felicità esiste ed è quella che arriva a metterti al tappeto, oggi, per me, è lei il motivo per essere felici.
Franco Profili da "Cittadella dell'Arte" 2016
C’è chi guarda il mondo di soppiatto da una serratura, chi si butta nella mischia, chi se ne sta in disparte evitando di farsi troppo notare e c’è chi, come in una moderna favola, se lo costruisce a tavolino, smussando un po’ qui e un po’ là. É la forza dell’arte e del pensiero della giovane Elisa Pietrelli, eternamente sospesa tra verità e immaginazione, tutta rapita dalla forza di una visione capace di raccontare vizi, virtù e capricci di un’umanità a volte profonda e a volte profondamente superficiale. “Datemi delle forbici e vi cambierò il mondo”, dice di sé l’artista. Ma ancora colla, pazienza e capacità di narrazione si aggiungono ad un processo complicato e molto introspettivo qual è quello della tecnica del collage. Il risultato di questo intenso lavorio è tutto in bilico tra la superficie dell’apparenza, come nella ricercata carta patinata di riviste glamour, e la capacità invece profonda di vivisezionare la realtà, riconducendola ad un personale, incantato, soave e surreale universo “Barocco, Rococò e Coccodè”.
Catia Monacelli da "Barocco, Rococò e Coccodè" 2015
Perturbante e venata di surreale ironia è l'arte di Elisa Pietrelli che si orienta verso gli esiti poetici di Francesco Vezzoli. Per la sua natura tecnica a tessere, al mosaico si riferiscono spesso i concetti di dettaglio e frammento, nozioni che talvolta non implicano solo la sintassi delle opere, ma anche la semantica. Soffermandosi sull'etimologia della parola dettaglio, "tagliare da", è evidente l'importanza data al gesto del tagliare e al suo risultato ove "solo l'intero e la sostanza dell'operazione permettono infatti la de-finizione del dettaglio, cioè il gesto di messa in rilievo motivata dall'elemento rispetto al tutto cui appartiene", ossia il dettaglio non è autonomo ed è in costante relazione percettiva con l'intero cui appartiene.
Claudia Collina da "Giovani Artisti e Mosaico" Somnia lucis 2015
Selezionare, tagliare, incollare. Questo in sintesi il collages. Un procedimento elevatosi a vera e propria tecnica artistica quando, all’inizio del novecento, correnti e movimenti d’avanguardia spinsero gli artisti ad una fervente ricerca e sperimentazione in grado di assecondare quel clima innovativo e di cambiamento che stava investendo l’Europa intera. Cubisti, dadaisti, futuristi, astrattisti, numerosi esponenti di questi movimenti e tendenze ne hanno lasciato testimonianze anche celebri (chi non conosce i papiers collés di Picasso) le quali, nel tempo, hanno influenzato molti altri fino ad arrivare ai nostri giorni dove artisti, come Elisa Pietrelli, ne danno una personale e contemporanea interpretazione. Una giovane artista che si fa forbice, seziona e frantuma la realtà in maniera ossessiva e selettiva per poi ricomporne una nuova, “altra”, in cui stralci di immagini presenti nella nostra quotidianità si assemblano, diventando esseri a loro volta espressione di un’estetica contrastante con quella del “bello” inteso in senso stereotipato. E così labbra enormi e sensuali si posano sul minuscolo volto di una modella ammiccante dal corpo improbabile, creando un essere che sembra estrapolato da un quadro Pop. Riviste e immagini vengono scelte accuratamente seguendo criteri come l’estetica, la potenza comunicativa o l’assurdità e solo dopo aver superato questa prima selezione i “pezzi” sono tagliati e ricomposti sul supporto che funge da sfondo, da surreale mondo in cui questi esseri compiono le proprie azioni e vivono. Forme apparentemente incoerenti diventano, quindi, nelle mani di Pietrelli, nuove vite, entità tra il mostruoso e l’ironico, con un proprio senso e significato. La stessa artista riconosce nel proprio fare artistico una pratica ludica, tanto da assimilarlo alla morra cinese! Un gioco reinterpretato nelle regole sostituendo la colla al sasso: la colla unisce la carta che a sua volta le forbici hanno tagliato. La spinta alla continua sperimentazione porta questa giovane collagista a cimentarsi nell’illustrazione di libri e alla realizzazione di bambole e “fiori che non sfioriranno mai” (come recita il titolo di cinque opere) con materiali eterogenei i quali trasportano l’opera dal supporto bidimensionale alla terza dimensione. In altri casi esplora, invece, quella virtuale realizzando video in cui i suoi esseri fantastici si animano in movenze goffe, rigide, ripetute ossessivamente, come se la naturalezza dei movimenti fosse costretta e impedita dalla disarmonia e dall’improbabilità anatomica caratteristica di tali corpi. Certamente l’aspetto bizzarro e giocoso dei collages di Pietrelli è implicito. Questi piccoli “mostri” catturano l’attenzione, incuriosiscono, ma c’è in essi, altrettanto forte, un qualcosa di grottesco, inquietante. Dopo tutto sono immagini di corpi umani frantumati in singole parti poi assemblate per creare un qualcosa di “diverso”, e come spesso accade il diverso genera timore, talvolta perfino paura. Queste creature abitano atmosfere incerte e poco rassicuranti al pari di quelle descritte nei romanzi gotici. Sensazioni che non possono non richiamare alla mente il mostro per eccellenza, quello generato ai primi dell’ottocento dalla fervida fantasia di Mary Shelley quando, una notte, per gioco, concepisce Frankenstein. Come quest’ultimo, anche le creature di Elisa Pietrelli sono esseri frammentati, con organi e arti trapiantati, sproporzionati, disarmonici, ricuciti tra loro senza tener conto dell’anatomia umana ma carichi di sentimenti contrastanti che comunicano e condividono attraverso i meccanismi del linguaggio visivo.
Giovanna Brenci da "Zig Zag Zac" Carta Forbici...e Colla 2014
E poi arriva la Forbice che dalle mani dipende nella sua pienezza, così si definisce Elisa Pietrelli, una forbice. Della scomposizione, del collage e dell’agglomerazione, questa giovane artista umbra, ne ha fatto la sua identità artistica, una sorta di ossessione, di pulsione che la spinge a tagliare, scomporre per poi ricucire, in un vortice chirurgico assolutamente vitale.
Elisa Polidori da "L'Artista e la Mano" 2014
Elisa Pietrelli recupera la tecnica del collage per elaborare chimere di vita quotidiana. Storie di personaggi immaginari che diventano improvvisamente veri. Improbabili nella realtà, perché autentici abitanti del mondo dei sogni.
Andrea Baffoni da "Diari di Sogni Perenni" 2014
Situazioni critiche calate in un'atmosfera claustrofobia e visionaria sono quelle rappresentate nei collages di Elisa Pietrelli, dove personaggi mostruosi e improbabili, costruiti con elementi incongrui, compiono azioni surreali guidate da meccanismi allucinati.
Angela Sanna da "Random/28" 2012